12.8.2006
Ho visto con Tosca un vecchio film italiano, "Viaggio in Italia", di Roberto Rossellini (1953). Conosco poco il cinema di Rossellini, percio' ho sempre pensato a lui come a uno dei padri del neorealismo e poco piu'. Questo film mi ha sorpreso per la sua modernita' e per la sua capacita' di indagine nelle sfumature delle psicologie dei personaggi.Una coppia di ricchi signori inglesi viene in Italia per vendere una villa sulla collina di Napoli ereditata dallo zio della donna (Ingrid Bergman). Il viaggio e' per i due la prima occasione di stare insieme a lungo senza far niente e questo gli fa capire come il loro matrimonio sia giunto alla fine, ucciso dalla monotonia e dalla mancanza di comunicazione. Napoli, il Vesuvio, Pompei, i musei d'arte romana, Ischia, Capri, fanno aumentare le loro difficolta' e li portano alla decisione di divorziare. Ma nel finale, una processione religiosa li risucchia come un vortice e mentre i fedeli celebrano i miracoli di San Gennaro, i due protagonisti vivono anch'essi un loro miracolo e riescono a dirsi che si amano ancora.Cio' che mi ha colpito di questo film e' la capacita' di comunicare le sensazioni dei protagonisti quasi senza parole. Il paesaggio, invece, ha un ruolo fondamentale. Rossellini riesce a trasmetterci le reazioni che l'Italia suscita nei due stranieri. L'Italia, con le sue arretratezze e le sue contraddizioni, e' anche fonte di emozioni profonde.
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